A volte una famiglia per aiutare il suo piccolo dis ad affrontare al meglio l’iter scolastico si affida a una schiera infinita di professionisti o paga insegnanti che lo seguano in ogni materia o quasi, quando potrebbe bastare una sola figura: quella del tutor.
Come fare a sceglierlo? Ci sono degli aspetti che possiamo considerare per capire se la scelta è giusta? Come genitori quando affidiamo i nostri a un tutor cosa dobbiamo guardare?

1. Fiducia: il tutor deve veramente credere che il ragazzo che sta aiutando ce la possa fare, infatti come in tutti i rapporti umani per essere costruttivo anche in questo la fiducia deve essere reciproca. Non si può mentire su questo aspetto perché è una di quelle cose che i bambini e i ragazzi sentono a pelle.

2. Capacità di problem solving: il tutor non deve solo sottolineare i problemi senza cercare e proporre delle soluzioni: un bravo professionista non si ferma al problema, ma propone delle soluzioni.

3. Occhio ai talenti: Per quanto detto nei punti precedenti il tutor riconoscerà i punti di forza del ragazzo e partirà da questi per aiutarlo ad accettare e modificare quelli deboli, facendo sì che si trasformino in doti.

4. Competenze su stili cognitivi: il tutor conosca deve conoscere i vari stili cognitivi, li deve saper riconoscere ed essere abbastanza flessibile da adattarvisi e quindi deve saper lavorare con uno stile non suo, ognuno di noi infatti ha stili cognitivi diversi e personali, apprendiamo in modi differenti.

5. Conoscenze: il tutor deve conoscere a fondo le materie in cui il ragazzo è più carente, per poter intervenire in modo mirato ed efficace, trasmettendo le conoscenze in modo fluido, appassionato e appassionante e aiutando il ragazzo a sviluppare le relative competenze.

6. Passione: il tutor non deve ritenere che il suo sia solo un “lavoro”, ma una passione, una missione. Per dirlo brutalmente l’apprendimento passa più dalla pancia che dal cervello.

7. Autorevolezza: il tutor deve essere paziente e comprensivo, ma allo stesso tempo una guida sicura e dolcemente ferrea.

8. Autonomia: il tutor deve lavorare per aiutare il ragazzo a rendersi col tempo autonomo: non può essere la stampella a cui appoggiarsi per tutto l’iter scolastico, non deve creare una dipendenza psicologica. L’obiettivo del suo lavoro sarà quindi quello di rendersi sempre meno necessario al ragazzo con il passare del tempo.

9. Lavoro per obiettivi: il tutor deve saper guidare il ragazzo a un lavoro per obiettivi, cioè porre dei traguardi prima facilmente raggiungibili poi sempre più lontani, ma comunque alla portata del ragazzo. Se decidiamo di corre la maratona di New York per allenarci non faremo 40 km il primo giorno… Questo è l’unico modo di lavoro che può rafforzare, con il tempo, l’autostima. Il successo genera successo.

10. Reciprocità: il tutor riceve dai suoi studenti che segue quanto dà e deve saper crescere insieme ai suoi studenti.

 

Grazie a Relessica per lo splendido articolo

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