Fermo restando che non esiste terapia se non c’è patologia (e essere DSA non è una patologia ma una caratteristica!) proviamo a fare un po’ di chiarezza su quanto è stato detto e pubblicato in questi giorni.

Cosa dice lo studio

In questi giorni si è diffusa la notizia di una sperimentazione effettuata dal gruppo del Prof. Vicari al Bambin Gesù su un campione di 18 bambini e adolescenti con problemi di lentezza nella lettura (dislessia evolutiva).
Tutti i bambini sono stati diagnosticati al Bambin Gesù e mostrano almeno -1.5 deviazioni standard rispetto a un normolettore per accuratezza e velocità.
La causa di questa lentezza sarebbe da ricercare in una ipoattivazione di alcune aree cerebrali dell’emisfero sinistro durante i processi fonologici e in una iperattivazione di altre aree sinistre e destre del cervello.
La stimolazione elettrica transcranica sarebbe in grado, secondo lo studio, di mettere fuori uso alcune aree e forzare altre all’azione compensatoria promuovendo la plasticità cerebrale.
Questo si traduce, secondo i dati in analisi, in un aumento della velocità di lettura e in un miglioramento significativo della accuratezza.
Il trattamento viene somministrato in contemporanea con un trattamento logopedico cognitivo (quello che tutti conosciamo) e causa in alcuni bambini effetti collaterali leggeri, che peraltro risultavano esserci anche con il solo trattamento cognitivo: mal di testa, stancheza, irritabilità, male al collo….)

E’ elettroshock?

No, assolutamente no. Quando si lavora con il cervello è normale utilizzare scariche elettriche perchè i neuroni comunicano fra loro proprio grazie a scariche chimiche che poi si traducono in passaggio di corrente.
Ogni volta che abbiamo fatto un EEG abbiamo somministrato lo stesso tipo di mini stimolazioni, che non hanno nulla a che fare con l’elettroshock e non vanno a modificare in modo permanente la struttura cerebale e neuronale (per il momento infatti si osserva l’effetto a 1 mese…dopo chissà).
Insomma un dis sarà sempre un dis, perchè, se me lo concedete, un dis è molto di più della sua lentezza nel leggere 🙂

E’ utile ?

A mio avviso allo stato attuale delle cose, no.
Nello studio restano moltissimi punti deboli, che vengono anche citati e riconosciuti nella discussione finale dell’articolo integrale(1).
Prima di tutto se la stimolazione viene somministrata insieme al trattamento cognitivo (che qualche risultato in termini di velocità di lettura lo dà anche se è pallosissimo :)) come facciamo a sapere se da sola avrà lo stesso risultato?
Poi..punto focale: nessun dato viene riferito rispetto a un miglioramento della comprensione del testo che derivi direttamente dalla velocizzazione della lettura.
E secondo me questo è centrale.
E’ vero che poter leggere in modo più veloce e accurato a volte migliora la comprensione del testo, ma moltissime volte no.
Mi aspetterei quanto meno un indagine anche su questo paramentro nel prossimo studio.
Si perchè come dicono gli stessi ricercatori questo è solo uno studio preliminare, con pochissimi soggetti e soprattutto con alcuni forti limiti.

Perchè si studiano queste cose? Vogliono cambiarci il cervello?

Non credo. Gli studi sulle stimolazioni transcraniche stanno avvenendo in ogni parte del mondo e partono dalla volontà degli scienziati di recuperare alcune patologie vere (alzheimer, ritardi cognitivi gravi, afasie o mutismi) e questo è sicuramente uno scopo nobile.
Altro è l’uso che può essere fatto nei disturbi dell’apprendimento.
Nel mondo è ormai inarrestabile un movimento che li attesta non come patologie, ma come caratteristiche neurobiologiche, come neurodiversità e, in quanto diversità, arricchimento.
La scienza su queste cose arriva sempre dopo, ma arriva.
Mi aspetto un articolo sull’evoluzione del cervello nella direzione del dis molto molto presto 🙂

Dobbiamo preoccuparci?

A mio avviso al momento e per questa cosa no.
Ma abbiamo tante altre cose per cui farlo: la scuola e la didattica sono a oggi inadeguate e non inclusive, i nostri ragazzi soffrono di senso di inadeguatezza, AID detiene ancora il monopolio sui libri digitali e moltissimi centri sono impreparati nel fare diagnosi.
Non è il tempo di smettere di fare battaglie, ma non facciamoci distrarre, combattiamo per le cose giuste!

(1)

Floriana Costanzo, Cristiana Varuzza, Serena Rossi, Stefano Sdoia, Pamela Varvara, Massimiliano Oliveri, Koch Giacomo, Stefano Vicari and Deny Menghini, “Evidence for reading improvement following tDCS treatment in children and adolescents with Dyslexia”, Restorative Neurology and Neuroscience 34 (2016) 215–226